I sacramenti
Il Sacramento dà forma all'esistenza, ne determina l'orientamento. Una vita posta sotto il segno della fede nel vangelo di Gesù e di appartenenza viva e autentica alla Chiesa dicono la qualità della celebrazione del sacramento.
E' così sia nel bene che nel male; rivelano la buona salute e la profondità oppure una convenzione o un'appartenenza ora come ora svuotata del suo senso.
Ma il sacramento è per la vita, non viceversa. Nella sua radice, è anzitutto il segno evidente di una benedizione che ci raggiunge e ci diventa accessibile.
Non è un'opera buona che dobbiamo fare per Dio affinché ci voglia più bene. Celebrato nella fede il rito iscrive la nostra esistenza nella testimonianza di una benedizione che avvolge di impensata tenerezza l'esistenza di ogni uomo e di ogni donna che vengono in questo mondo.
Ed è in questo modo che diventa il principio di una responsabilità che ci è chiesto di assumere.
Senza gratitudine la necessità del sacramento perde il suo senso proprio: e la grazia del sacramento sarà, fatalmente, un'altra cosa.
I sacramenti si presentano concretamente nella forma di celebrazioni. Di "riti" nel senso migliore. Qual è il senso migliore di questa parola? Nell'uso corrente significa comportarsi in un certo modo, come un'abitudine, una convenzione, una convenienza. In quei casi si fa così, tutti fanno così.
Ci si può riferire a gesti e fatti molto importanti; può essere rituale l'abito bianco delle nozze o della prima comunione...
Un altro aspetto del rito che può avere un senso equivoco è quello che confina con la "magia", dove il gesto è fine a se stesso. Quando c'è una fissazione sulle parole e sui gesti che, privilegiando la loro esteriorità si attribuisce ad essi tutta l'importanza. Quasi che da essi ci si debba attendere, "automaticamente", una prodigioso cambiamento divino delle cose che succedono. Questo dipenderebbe dall'esattezza delle formule e dei gesti ripetuti: è un'opera del tutto esterna alla nostra coscienza, alla nostra libertà, alla nostra decisione. Ma in definitiva esterna anche alla libertà di Dio.
"Dio è già aperto alla benedizione della tua vita.
Guarda con occhio amorevole la tua persona e soffre con te la fatica
che tu fai per rimanere attaccato alle tue opere dell'amore.
E conosce bene quando si deve "patire" per una tenacia simile.
Desidera che i tuoi gesti nei suoi confronti siano gli stessi
che tu rivolgi alle persone alle quali vuoi bene e dalle quali sai di essere amato.
Quelle di cui ti fidi senza doverti guardare alle spalle.
Quelle che non devi "pregare in ginocchio" per avere qualcosa di buono.
Quelle che non ti viene nemmeno in mente di "ricattare".
Quelle verso le quali ti comporti con assoluta naturalezza,
con un sincero desiderio d'affetto, una tenera simpatia,
una ricerca discreta di legami profondi e di sostegno reciproco".